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Strepitoso successo per "La locandiera" degli "Alter Ego"


Lucera, 13.04.2016 - Domenica 10 aprile alle ore 18:30, l’associazione culturale e teatrale “Alter Ego” ha portato in scena, presso il Teatro dell’Opera di Lucera, l’intrigante commedia goldoniana “La locandiera” con riadattamento e regìa di Lello Di Gioia. Un unico spettacolo domenicale che ha visto un mare di spettatori pronti a godersi questo classico dai contorni frizzanti e sfiziosi che ha sorpreso ancora. La bella locandiera, Mirandolina, impersonata dall’attrice Rosanna Postorino, è stata letteralmente deliziosa; scaltra ma vera, non ha lesinato le sue armi di arguta seduttrice per fare innamorare il misogino della situazione ovvero il Cavaliere di Ripafratta (Roberto Vicario), ma anche il Marchese di Forlipopoli (Gino Sammartino) e il Conte d’Albafiorita (Marco Terenzio Barbaro).
La Postorino è risultata perfetta in tutto: nella gestualità, negli sguardi e in quelle sue piccole smancerie che l’hanno resa un’ammaliatrice di classe, sempre cauta e cortese. Davvero apprezzabili sono state le performance di Gino Sammartino e Marco Terenzio Barbaro, volti nuovi degli Alter Ego, che hanno saputo intrigare e divertire con i loro modi di fare a volte buffi e goffi pur di sedurre Mirandolina. E che dire di Roberto Vicario? Bravissimo! Nel giro di tre atti ha effettuato una metamorfosi estrema; da single incallito e riluttante dell’amore di una donna è diventato un geloso innamorato reso collerico dal rifiuto della locandiera che aveva scommesso con se stessa di dare una lezione di vita a questo nobile così altezzoso. E così fu. Alla fine del terzo atto, Mirandolina dà un bel calcio a tutta l’insulsa nobiltà che le girava intorno lusingandola con doni materiali, per prendere in sposo Fabrizio (Giuseppe Forte) il cameriere della locanda, ragazzo paziente e calcolatore che amava la donna da sempre. Quest’opera, lo ricordiamo, è stata scritta da Carlo Goldoni nel 1753 e sancì, già a quei tempi, la rottura con i vecchi schemi imposti dalla commedia dell’arte dando il via al processo di riforma teatrale concretizzatasi pian piano e in auge tuttora. Un cambiamento in toto da cui non poteva non scaturire una nuova visione della donna. Il gentil sesso prende coscienza di ambire a qualcosa, vuole emergere, si accorge di se stesso e fa di tutto perché anche gli altri se ne accorgano.
Mirandolina, prototipo della “donna manager” del Settecento, è intelligente, attiva, intraprendente, scaltra e cerca di imporsi ad una società conservatrice che assiste sotto voce al declino della nobiltà e all’esaltazione della borghesia.
Gli Alter Ego sono stati grandi a riproporre, molto fedelmente, sprazzi comportamentali, ideologici, scenografici, glottologici e costumistici di quei tempi. Il tutto in un contesto scenico semplice ma molto interessante. La scenografia è stata curata con molta specificità da Nicola Delli Carri e da Gina Rubino e Antonio Manganiello come assistenti scenici. Nel corso dei tre atti ha avuto luogo un veloce cambio di arredi che ha reso la scena sempre diversa e molto dinamica. Anche questo lavoro è risultato un vero successo e ha dimostrato l’altissimo livello di crescita del gruppo teatrale che spazia dal classico al vernacolo con molta disinvoltura. Lunedi 11 aprile, in orario antimeridiano, la rappresentazione dell’opera è stata riproposta agli allievi di alcune classi degli istituti di scuola media di primo e secondo grado che hanno manifestato profondo gradimento. E non poteva essere diversamente. Complimenti vivissimi.
Il Frizzo


  Deborah Testa